Serata del Cinema

Divorzio all'italiana
di Pietro Germi (1961)

Mercoledì 6 febbraio 2008





La serata dedicata al cinema ci ha permesso di vedere o rivedere un classico della cinematografia degli anni sessanta : " Divorzio all'italiana " di Pietro Germi. Sebbene l'argomento fosse basato sul cinismo e persino sull'immoralità (si tratta dell'uccisione del coniuge), il film ci ha fatto sorridere e persino ridere. Marcello Mastroianni era veramente un attore d'eccezione. E la commedia all'italiana un genere veramente ironico e caustico. Con il passare degli anni il costume sociale si è evoluto. Ma pensiamo che oggi ancora esistono in molte parti del mondo delitti cosidetti d'"onore".
    






Commento
E' il film con il quale Pietro Germi, dagli accenti più drammatici e populisti dei suoi primi film, passa a sorpresa alla commedia e alla satira.
Con un classico schema da commedia all'italiana, Germi costruisce un ironico e godibilissimo ritratto della mentalità e delle pulsioni di una certa Sicilia di provincia, ma soprattutto prende di mira con un sarcasmo a volte feroce due situazioni di arretratezza legislativa dell'Italia dell'epoca: la mancanza di una legge sul divorzio (che arriverà solo nel 1974), e soprattutto l'anacronistico articolo 587 del codice penale che regolava il delitto d'onore, che verrà abolito soltanto venti anni dopo.
Ne scaturisce una commedia graffiante e gustosa, retta magistralmente da un insuperabile Marcello Mastroianni, da comprimari di ottimo livello, come Leopoldo Trieste e Daniela Rocca, e da una giovane Stefania Sandrelli, che grazie a questo film avrà grande notorietà.
    
Pietro Germi (1914-1974)
Certamente da considerare uno dei migliori film di sempre nel filone della commedia all'italiana, costituirà un modello per molti altri film che negli anni successivi tenteranno di ritrarre ironicamente la mentalità e i costumi dell'Italia meridionale.

Trama
Nell'ipotetica città siciliana di Agramonte vive il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè (Marcello Mastroianni). L'uomo è coniugato da dodici anni con l'assillante Rosalia (Daniela Rocca), una donna ormai bruttina ma ardente d'amore per lui. Nel frattempo, è innamorato della propria cugina, la sedicenne Angela (Stefania Sandrelli). La legge italiana non ammette il divorzio, ma è ancora previsto il delitto d'onore, un caso di omicidio punito con pena più mite e molto frequente in Sicilia. Fefè tenta allora disperatamente di trovare alla moglie un amante, per poterli sorprendere insieme, ucciderli, usufruire del beneficio del motivo d'onore e - scontata la lieve pena - sposare finalmente l'amata. Non ci riesce, ma la sorte gli viene incontro. In seguito a un litigio con il marito, Rosalia, sentendosi abbandonata, cerca conforto in Carmelo Patanè (Leopoldo Trieste), un suo vecchio spasimante creduto morto in guerra e poi tornato. Fefè, venuto a sapere della vecchia relazione, favorisce gli incontri e spia i potenziali adulteri. Finché un giorno scopre che si sono finalmente dati appuntamento, in occasione dell'arrivo in città del film La dolce vita, che richiama tutto il paese. Il barone va al cinema, ma nel mezzo della proiezione rincasa allo scopo di sorprendere gli amanti. Questi, però, anziché consumare il tradimento fuggono. Venuta a mancare la flagranza, che avrebbe giustificato lo stato d'ira preteso dalla norma sul delitto d'onore, Fefè si finge malato e incapace di reagire. Si attira così il disprezzo di tutti i concittadini, intenzionalmente, per creare condizioni di disonore sufficienti a giustificare lo stesso il suo gesto. Nel frattempo lo zio Calogero (Ugo Torrente), padre di Angela, muore d'infarto scoprendo casualmente la tresca della figlia con il nipote. Al funerale fa la sua apparizione Immacolata, moglie di Patanè, che umilia pubblicamente Ferdinando. Grazie a don Ciccio Matara, boss locale, il barone viene a conoscenza del luogo dove sono nascosti i fuggiaschi. Giunto sul posto, trova Immacolata che ha già vendicato il suo onore uccidendo il marito. Non gli resta allora che fare altrettanto con Rosalia. Condannato a tre anni di carcere, sconta una pena inferiore beneficiando di un'amnistia, e torna infine in paese dove finalmente sposa la bella Angela. Ma,dopo pochi mesi,in viaggio di nozze qualcosa (o meglio qualcuno) mette già in dubbio la felicità dell'unione...

Produzione
La sceneggiatura del film fu scritta da Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti e Agenore Incrocci, quest'ultimo non ricordato nei titoli di testa. La città fittizia di Agramonte si identifica nelle scene di massa con Ispica, nella Sicilia sud-orientale. Le scene del cinematografo furono girate nel teatro Bellini di Adrano.

Premi
Nel 1963 il film vinse l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale e Mastroianni ottenne la nomination come miglior attore e Germi quella come miglior regista.


Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Divorzio_all'italiana