Conferenziere invitato : Girolamo Santocono

Scrittore
Autore del libro " Rue des Italiens "

Mercoledì 1° aprile 1998



Una serata in cui si è ripercorso, attraverso lo sguardo di Toni Santocono, l'arrivo, la sistemazione e la vita quotidiana degli italiani venuti in Belgio a partire dall'immediato secondo dopoguerra per partecipare alla cosiddetta " battaglia del carbone ".
Fatto di ricordi talvolta tristi (il primo alloggio dei lavoratori italiani), percorso da emozioni ancora vive (i giochi da ragazzo nella zona mineraria tra gli impianti e i "terrils") ma anche da una buona venatura di humour, l'intervento o meglio il racconto di Santocono si è via via allargato ripercorrendo fino ai giorni nostri l'integrazione della comunità italiana in Belgio.
    
Alternando nel corso della sua narrazione tra il francese e l'italiano (l'oratore si era scusato di dover esprimere certi concetti più complessi in lingua francese, padroneggiata meglio), ha evocato l'ottimismo dei lavoratori italiani nonché l'incontro delle culture e delle concezioni sociali provocato dal loro arrivo massiccio.
Critico nei confronti dell'atteggiamento, a suo parere, di "superiorità" di riuscita, di certi italiani del "Centro" (La Louvière, ecc.), l'oratore ha infine accennato al secondo romanzo che sarebbe in qualche modo il seguito problematico dell'avventura iniziata cinquant'anni fa (la storia di un discendente di emigrato italiano in Belgio che desidera emigrare ...in Australia).
L'incontro, volgendo alla fine, è diventato alquanto più animato quando l' oratore ha voluto fare un parallelo tra l'arrivo degli italiani di cinquant'anni fa e l'arrivo di migranti e profughi dai paesi diseredati del terzo mondo e si è espresso a favore dell'estensione della concessione del diritto di voto a tutti gli stranieri extracomunitari.





    

Girolamo Santocono, emigrato in Belgio nel 1953 all’età di tre anni e figlio di un minatore siciliano, è sociologo ed uno dei massimi studiosi della realtà dell’immigrazione italiana nel Nord Europa. Autore di importanti saggi sul tema, Rue des italiens è la sua prima opera di narrativa, pubblicata nel 1986 in Belgio dove è diventata un best seller. È anche autore di "Dinddra", romanzo con il quale ha voluto indagare la vita degli italiani a trent'anni di distanza dal loro trasferimento in Belgio

Fonte : http://www.edizionigoree.it/autore_girolamo_santocono.php





    
Hanno detto, hanno scritto:

Tutte le recensioni Belgio sofferenza e carbone. E sole
Firmato: Sergio Rotino - 26/11/2006 - Liberazione
Riferimenti: Girolamo Santocono - Rue des italiens

Tra gli anni 40 e 50 furono in molti ad andare a lavorare nelle miniere. Sono uomini e donne che sono stati dimenticati dalla Storia ufficiale e che vengono riportati alla memoria attraverso la narrazione di un ragazzo. Senza però nessun vittimismo.


Pubblicato in Belgio nel 1986, nel trentennale della tragedia di Marcinelle, Rue des italiens il primo romanzo scritto dall'italo-belga Girolamo Santocono, ha dovuto attendere vent'anni per arrivare in Italia. Elemento che, insieme al tema del libro, la dice lunga sulla volontà, non solo e non tutta italiana, di cancellare o “revisionare” porzioni scomode della nostra storia. Perché di questo parla Santocono, di un periodo storico recente che vede migliaia di italiani emigrare verso il Nord dell'Europa. Non verso il Nord o il Sud America, ma verso il Belgio, le miniere di carbone della Vallonia dove anche i Fiamminghi avevano iniziato a rifiutarsi di scendere. Fra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Cinquanta il Belgio fu terra di massiccia immigrazione italiana. Che fine hanno fatto queste persone partite in cerca di un futuro che non fosse quello di stenti offerto dalle nostre terre?Molti sono rimasti in Vallonia, portandosi dietro la famiglia, facendo nascere o crescendo lì i propri figli. Ma per noi è come non fossero mai esistiti, cancellati dal ricordo se non proprio dalle nostre anagrafi. Probabilmente perché sono un ricordo scomodo di quello che eravamo (emigranti) e di quanto i governi hanno sempre organizzato alle spalle dei cittadini. Alla base dì questa piccola quanto densa emigrazione, che nel giro di circa dieci anni porterà dritto in Belgio duecentocinquantamila italiani, sta infatti un contratto fra i due Stati, la cui clausola recitava pressappoco chili di carbone contro bassa manovalanza. "Un contratto che, da quanto so, l'Italia non ha mai fatto valere" ci dice l'autore, incontrato a Bologna nel suo giro di presentazioni. Ma a Santocono non interessa questo aspetto della vicenda. "Volevo soprattutto raccontare la vita di questi immigrati italiani, dare la visione di una realtà che era dura se non tragica. Ma darla attraverso lo sguardo di un bambino. Perché la percepisce in modo diverso da un adulto, la vive in un’altra prospettiva". Altro aspetto di Rue des italiens è che non nasconde nulla di quanto sofferto dagli immigrati italiani - dal taglio volontario delle falangi delle dita per avere qualche giorno di riposo in più alla tragedia di Marcinelle, dalle morti annunciate dalle sirene delle ambulanze alle crisi di coscienza di chi pensava di aver perso la propria dignità di uomo lavorando come una bestia in miniera o decideva dì non tornare più a casa alla scadenza del contratto quinquennale, perché li almeno c'era lavoro - ma lo racconta senza piangersi addosso. Questo punto di vista, più la voce narrante del ragazzo possono indicarlo come un romanzo quasi solare. "Sono arrivato in Belgio a tre anni, e la visione che ho di quel periodo è che quel mondo fosse un meraviglioso campo di gioco". La voce dell'adulto che ogni tanto appare a correggere il racconto del ragazzo allora serve per non trasformare il romanzo in una specie di lungo sogno, per tenerlo ancorato alla realtà dei fatti. Uscito in questo 2006 grazie all'attenzione dì Gorée, giovane marchio editoriale di area senese, Rue des italiens offre una narrazione politica ante litteram nel suo descrivere, in modo crudo ma non retorico, il quotidiano dei nostri immigrati, riecheggiando qui e là scelte stilistiche care a certo Pratolini. "Ho scritto il romanzo per ricordare ai vecchi emigrati, ai loro figli e nipoti, e ai belgi cosa accadeva ogni giorno in queglì anni. Ma anche per ricordare come duemila persone venissero alloggiate in un ex campo di prigionia della Seconda guerra mondiale per tedeschi, senza acqua, senza gabinetti, con riscaldamenti di fortuna, praticamente senza nulla. Volevo raccontare come viveva questa gente, che aveva il sole nella testa e che arrivava in Belgio sotto un cielo coperto dal nero del carbone, sotto la pioggia". La solarità del romanzo si dovrebbe inabissare. Invece no. Per Santocono l'immigrazione italiana non è stata solo sangue, sudore e lacrime. "La si è fatta anche col sorriso, la musica e le canzoni". Tutti elementi rintracciabili nelle pagine di Rue des italiens, perché parti fondamentali di questo pezzo di Storia volutamente cancellata dal ricordo dei belgi e degli italiani. "Col mio romanzo voglio dare un a memoria storica a chi è nato dopo di me, ma anche dire al Belgio: "Non dimenticate che nella vostra identità di popolo entrano di diritto tutti gli immigratí". Attenzione, non solo gli italiani. Perché il Belgio è anche pieno di turchi, marocchini, spagnoli, greci. Non sì può annullare, non si può passare sotto silenzio il loro apporto".

Fonte : http://www.edizionigoree.it/recensioni.php?id=73