Conferenziere : Enrico Lovera

del movimento " Slow Food "
con particolare riferimento al cibo e alla birra.

Mercoledì 4 marzo 2009




    
Enrico Lovera    
Causa scomparsa del nonno di Nicola Farinetti e varicella improvvisa per Luca Giaccone, nessuno degli invitati preannunciati è potuto venire come previsto. Su due piedi, Enrico Lovera, della stessa organizzazione Slow Food, si è prestato a sostituire i due oratori impediti.
Abbiamo avuto quindi il piacere d'incontrare a sorpresa un oratore attento, appassionato dall'argomento da presentare nonché preparatissimo. Non c'è due senza tre, il detto si è verificato quella sera !
Dopo essersi presentato, l'oratore proveniente dal Piemonte ha inizialmente sviluppato gli obiettivi del movimento Slow food così come sono stati definiti dal leader carismatico del movimento, Carlo Petrini.
Lo scopo di Slow food è addirittura di promuovere una nuova filosofia del cibo e della gastronomia in cui i prodotti e la socialità dell'atto di mangiare assumono una centralità all'insegna del buono, del pulito e del giusto, mettendo cioè in risalto la qualità dei prodotti, la loro produzione nel rispetto dell'ambiente nonché il loro giusto prezzo.
Nella seconda parte dell'intervento, Enrico Lovera si è soffermato in modo specifico sul mondo variegato della birra. Egli ha esaltato l'importanza del Belgio per la qualità e la varietà della sua produzione birraia ed ha sottolineato la nuova sensibilità italiana per la produzione della birra in Italia, paese tradizionalmente dedito al culto del vino : esistono ben 350 birre diverse prodotte nel Bel Paese.
Enrico Lovera ci ha quindi guidati durante l'assaggio di quattro birre tra cui due belghe : la "Saison de Pipaix" (della "Brasserie à vapeur" di Pipaix) et la "Moinette biologique" (della "Brasserie Dupont" di Tourpes) e due italiane : l'Elixir e la Xyauyù del birrificio "Le Baladin" (creato nel 1996 dal mastro birraio piemontese Teo Musso grazie anche alla consulenza tecnica di Jean-Louis Dits, patron della "Brasserie a Vapeur" di Pipaix.
La Xyauyù, dal gusto raro ha propriamente impressionato tutti gli assaggiatori.




La Saison de Pipaix


La Moinette biologique di Tourpes


L'Elixir


La Xyauyù


Ringraziamo l'oratore Enrico Lovera per la sua presenza al club, per la sua relazione interessantissima e per averci fatto condividere nel corso di una serata la sua perfetta conoscenza del mondo della birra. Un altro ringraziamento ai birrifici "Brasserie à vapeur" di Pipaix, "Brasserie Dupont" di Tourpes (presente Gérard Dedeycker) e "Le Baladin" per averci fatto assaggiare la loro produzione.
Un ringraziamento particolare poi a Liliane Valerio per aver preparato e curato questo incontro.
Agli oratori assenti Nicola Farinetti e Luca Giaccone, infine, un caro saluto dal Belgio.





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Nella cornice dell'intervento di Enrico Lovera ed ovviamente con l'accordo dell'oratore ospite, il nostro Bernard Loin ha voluto presentare la sua esperienza nel campo della creazione, in Africa, di birrifici chiavi in mano. Oltre all'esotico viaggio, è stata un immersione nella realpolitik dello sviluppo nel Sud del mondo dove ti accorgi che non sempre chi istituzionalmente dovrebbe perseguire lo scopo dello sviluppo lo mette in pratica effettivamente. Anzi, talvolta mette addirittura i bastoni tra le ruote. Molto spesso lo sviluppo del Sud si scontra con gli interessi industriali e finanziari del Nord e degli stessi dirigenti del Sud (interessi di intermediazione).


Una riflessione complementare

Se non si fa certo fatica ad intuire e capire il modello inseguito da Slow food, qualche perplessità rimane relativamente alla variabile prezzo. Senza voler idealizzare il passato e il cibo "naturale" occorre considerare l'avvento del cibo "industriale" in un ambito ben preciso di industrializzazione e di urbanizzazione della società per cui occorreva produrre un cibo standardizzato e a costi accessibili alle masse non più contadine.
La povertà endemica delle società preindustriali aveva visto nascere anche carestie indipendentemente dalla qualità dei prodotti. La ricerca contemporanea di un cibo buono, pulito e dal prezzo giusto secondo i criteri portati avanti da Slow food può apparire quindi oggidì come un elemento che accompagna l'avvento della società postindustriale in un Occidente i cui strati più ricchi e culturalmente sensibili al richiamo della qualità possono superare il consumismo di massa. Ma tale modello è estensibile alle fasce più povere del mondo e dello stesso Occidente ?